L’aumento della speranza di vita è un dato statistico che ha un impatto enorme anche dal punto di vista sociopolitico e richiede un’attenzione particolare quando un governo deve attuare delle politiche pensionistiche e di welfare. In Italia il processo di invecchiamento a livello demografico è il risultato combinato dell’aumento della longevità , cioè dell’aumento del numero di persone con età elevata, e della diminuzione delle persone in età attiva e quindi lavorativa . L’indice di invecchiamento (percentuale della popolazione con almeno 65 anni d’età) monitora l’aumento degli anziani. Nel 2016 la percentuale di ultra sessantaquattrenni era del 22% , nel 2036 le previsioni stimano una crescita che arriverà al 30%. Nel 2020 l’età media della popolazione residente in Italia era di 45,7 anni ( la più alta d’Europa ) , nel 2040 le previsioni sono di 49,7 anni.
Poiché la determinazione dell’età pensionabile viene effettuata in base alle previsioni sugli andamenti della speranza di vita, con questo tipo di trend, i governi dei paesi occidentali evoluti che vivono una situazione demografica simile, dovranno gestire in modo scrupoloso e lungimirante la spesa pensionistica che, per ora, ha un andamento controllato grazie alla prosecuzione graduale del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento.
Purtroppo le legislature durano solo alcuni anni ( in Italia le due camere, Senato e Deputati, sono elette per 5 anni ) e la tendenza dei politicanti è quella di avere una visione di breve periodo che sostiene solamente la propria carica e garantisce loro la poltrona senza una visione di insieme proiettata al futuro.
Un altro elemento macroeconomico legato al processo di invecchiamento è la spesa sanitaria combinata con la spesa relativa all’assistenza sociale destinata agli anziani non più autosufficienti o diventati disabili. Alla luce di questi elementi, invecchiare in modo sano e rimanere attivi il più a lungo possibile diventa quasi un dovere morale e sociale con l’obiettivo del bene comune.